Cosa vuol dire “animalismo”, innanzitutto? Oggi, nel primo ventennio del 2000, significa maggiore attenzione alla questione animale, per migliorare la condizione umana. Scordatevi le immagini “hippy” anni ´70, tipo “figli dei fiori” o “Peace&Love”, perché qui siamo di fronte ad una questione che riguarda il potere, il denaro, la vostra salute e quella delle generazioni future. Non stiamo parlando degli animali da compagnia, ma di quelli che finiscono nello stomaco durante i pasti.
Pochi sanno veramente cosa c´è dietro l´industria alimentare zoofila, quali sono realmente gli interessi e cosa si cela dietro certi meccanismi. Partiamo da un dato: poiché si parla di industria, si deve parlare forzatamente di profitto. Questo profitto, per essere tale, deve essere massimizzato, senza andare troppo per il sottile. Inoltre, per massimizzare i consumi, occorre stringere alleanze, anche pericolose, per esempio con le industrie farmaceutiche.
Il meccanismo non è così trasparente, ma con un po´ di analisi ci si arriva. Funziona così: produco super animali da macello super redditizi, gonfiandoli con ormoni, antibiotici e anabolizzanti per farli crescere più grassi e più in fretta, così porto sulle tavole dei consumatori, tutti i giorni e in abbondanza, un prodotto super scontato e conveniente, a basso costo di produzione, non importa se scadente (ci sono aromi naturali e trattamenti chimici che rendono anche una “spremuta” di ossa di pollo gradevole se mixata e gonfiata con grassi saturi dentro un wurstel), ricco di veleni per le cellule umane, ma perfettamente funzionale al profitto.
Il personaggio successivo, burattinaio dietro le quinte, è l´industria farmaceutica, che guadagna due volte: in primis vendendo i farmaci alle industrie alimentari per la supercrescita del bestiame e delle razze avicole, in secundis producendo i farmaci necessari a curare il vostro diabete, il vostro colesterolo, le vostre patologie epatiche e cardiache, sino al più letale cancro. La chemioterapia, con tutti gli annessi e connessi, spiace dirlo, è una miniera d´oro per ogni addetto del settore, dal personale medico ai CDA delle case farmaceutiche, passando per i direttori ASL, rappresentanti, farmacisti, personale sanitario, diagnostico, etc.
Per non parlare della vivisezione, perfettamente funzionale alle industrie farmaceutiche perché atta a “testare”, e quindi a legittimare sul mercato, sempre nuovi veleni farmacologici da far assumere alle popolazioni, per aumentare il profitto. Ogni 20 anni i brevetti dei farmaci scadono, ed occorre presentarne sempre di nuovi per incassare.
Capisco che non sia facile entrare in questa prospettiva e sensibilizzarsi alla relativa problematica sottesa, ma è necessario un processo di sensibilizzazione collettiva delle coscienze: vi sono dei meccanismi e delle connessioni, infatti, che non possiamo assolutamente accettare, come comunità sociale evoluta, la cui revisione è necessaria ed urgente e deve obbligatoriamente passare attraverso un processo politico, sociale e culturale.
La sanità, in Italia come nel resto del mondo, è la prima voce di spesa di ogni bilancio statale. Se la salute delle persone ha un costo diventato esplosivo, non è solo a causa della corruzione imperante nel settore, ma anche grazie all´aumento esponenziale delle patologie, voluto e indotto dalle case farmaceutiche ed attuato attraverso la catena alimentare animale. Non è vero che viviamo meglio e più a lungo: è vero casomai il contrario. Oggi soffriamo in massa di patologie sino a 80 anni fa impensabili! Quando l´industria alimentare non esisteva ancora (è nata negli anni ´20 in America coi polli in batteria), si moriva per ben altre patologie (malattie virali, batteriche, epidemiologiche: tutte malattie più “veraci”) che oggi sono, però e per fortuna, del tutto debellate. Se non ci fosse questo massiccio consumo odierno di carne, pesce allevato e inquinato ed altri prodotti animali, sicuramente gli ospedali sarebbero meno intasati, i dottori meno esasperati e le case farmaceutiche avrebbero le casse più vuote!
Costringere le persone ad uno stile di vita sedentario, obbligandoli a scelte alimentari che prevedono il consumo prevalente di proteine animali contaminate da processi d´allevamento intensivo, giova all´industria farmaceutica che, per perseguire il massimo profitto, ha corrotto negli anni la classe politica e la classe dirigente del nostro paese e del mondo con fiumi di denaro, affinchè innalzassero i limiti di tolleranza dei veleni consentiti negli allevamenti a batteria. E tali veleni, introdotti nel nostro corpo tramite l´assunzione di proteine animali, ci trasformano in una massa indifferenziata di pazienti e quindi miniere d´oro per l´industria delle patologie.
Credo che sia opportuno per ognuno di noi, sia come cittadino sia come essere umano, riflettere profondamente su questi meccanismi, chiedendoci quanto siamo veramente consapevoli delle scelte che compiamo quando sediamo a tavola di un ristorante ed ordiniamo un piatto, oppure quando facciamo la spesa al supermercato, mettendo nel carrello asettici pezzi di carne cellophanata.
Cosa possiamo fare, allora, in concreto? Molto, anzi, moltissimo. Primariamente, come singoli, possiamo pensare di diventare vegetariani (scegliendo di non mangiare più carne e pesce) se non meglio vegani (escludendo anche i latticini e le uova). E non è vero che si muore, che manca il sostegno, che si rischia la vita: provate a leggere il pensiero scientifico del Prof. Umberto Veronesi, eminenza in campo oncologico, circa gli indubbi vantaggi del consumare “green”.
In seconda battuta, dobbiamo sostenere chi mostra sensibilità al problema, che non coinvolge solo la salute del cittadino, ma anche la salvaguardia dell´ambiente, violentato dagli scarichi e dai liquami generati dagli allevamenti e disboscato sistematicamente per far spazio ai campi di soia (transgenica) necessari per sfamare i milioni bovini e i suini di tutto il mondo.
In conclusione, è necessario ripensare proprio a tutto, anche al nostro rapporto con gli animali, se vogliamo andare avanti e promuovere un cambiamento positivo in grado di darci un mondo più sostenibile ed uno stile di vita più sano e più consapevole.