Un mondo ricoperto di merda

La notizia è che un terzo delle terre emerse nostro pianeta è destinato al bestiame. Un terzo è una quantità di superficie sbalorditiva, abnorme, se si pensa che il nostro pianeta conta 150 milioni di kilometri quadrati si terra emersa, significa che ben 50 milioni sono dedicati all’allevamento. Ovvero un terreno grande 7 volte l’Europa è dedicato alla produzione di cereali e foraggio per l’alimentazione intensiva, al pascolo e al ricovero del bestiame. Ma non basta: a contribuire alla devastazione dell’ambiente, dovuta alla coltivazione di prodotti per alimentare gli animali d’allevamento, si aggiunge un vero e proprio “mare di merda” incontenibile, ovvero tutte le deiezioni degli animali destinati al consumo alimentare, che ci ricopre, ci inquina e ci uccide lentamente.

Facciamo un esempio. Le porcilaie, ovvero i luoghi dove vengono allevati/detenuti i suini da allevamento, producono una quantità incredibile di merda, ma una merda niente affatto bucolica: si tratta, infatti, non del simpatico concime rurale, dal puzzo agreste, che pensiamo sia quasi “naturale” percepire nelle campagne, come ai tempi dei nostri nonni, che il concime era oro, impastato con la pagliericcio utilizzato dagli animali, ricco di sostanze nutritive per il terreno, adatto a far crescere rigogliose le coltivazioni. Magari ci fosse ancora la merda di una volta!

Schermata 2020-06-21 alle 03.08.22Purtroppo, da quando l’uomo ha deciso di mangiare più carne, più uova, e di utilizzare più latte, a prezzi sempre più stracciati, si è generato tutto un tipo nuovo di merda: la super-merda letale a impatto devastante. Ora la merda non è più gestita dal contadino, che la sapeva sapientemente far rientrare come ultimo/primo tassello del ciclo biologico della campagna, ma dall’industria della carne, che cerca solo di realizzare il più alto profitto al minimo costo, in pieno disprezzo dell’ambiente e degli animali. Pertanto, eliminando la tradizionale stalla col pagliericcio, ove si mescolava la paglia alle deiezioni animali ottenendo così un composto semi-solido, per far spazio agli allevamenti intesivi con recinti il cui pavimento è cemento oppure una griglia per facilitare il defluire delle feci e dell’urina, il risultato è che la merda degli animali è un liquame sciolto e velenosissimo per l’ambiente e per la specie umana.

 

Questo nuovo tipo di merda liquida, infatti, è proprio tutta un’altra storia: essa è devastante per la salute dell’uomo, perché contiene sostanze così velenose da diventare centinaia di volte più letali dei liquami urbani di una città non ancora trattati dai depuratori. Gli allevamenti, inoltre, producono quantità di merda decine di migliaia di volte superiori ai paesi o città presso le quali si trovano. Ma con una grande differenza, mentre i liquami urbani sono convogliati da reti fognarie e trattati in appositi depuratori prima di essere smaltiti, sulla fine che fanno –invero- le deiezioni degli allevamenti aleggia un vero e proprio mistero.

Ma allora la domanda nasce veramente spontanea: dove va a finire tutta questa merda? La risposta è una sola: dispersa nell’ambiente, come nascosta alla meno peggio sotto il tappeto.

Nei pressi delle porcilaie, per restare nell’esempio dell’allevamento intensivo dei suini che –va ricordato- producono giornalmente 4 volte la quantità di merda di un essere umano, esistono sconfinate aree scavate nel terreno, delimitate da argini di terra e pietre, ove confluiscono tutte le deiezioni dei maiali.

Come se un prato, una buca, una crepa nel terreno, fossero in grado di assorbire tutto quello che gli si butta dentro, tanto è di origine organica.

Proviamo a pensare come se non esistesse la rete fognaria nelle nostre città, peraltro già efficientemente messa a punto dagli antichi romani, proprio per evitare malattie ed epidemie tra le popolazioni: chiunque farebbe i propri bisogni per strada in apposite buche a cielo aperto, nei parchi in prossimità di specchi d’acqua, contro le piante o lungo i muri. Sarebbe una cloaca uniforme a cielo aperto, merda ovunque lasciata a decantare, aria irrespirabile e, soprattutto, pericolo altissimo di contagi ed epidemie pandemiche. Ciò, invero, è quello che si consente di fare con la merda degli animali degli allevamenti intensivi, che viene convogliata in invasi o grandi buche, sature sino all’inverosimile, lasciate filtrare lentamente negli anni nelle falde del terreno sottostante.

Ma cosa contiene questa merda, di cosa è fatta? Beh, come ricordato prima, non è più la merda di una volta. C’è ammoniaca, potassio, metano, solfuro di idrogeno, monossido di carbonio, fosforo, nitrati, nitriti, acidi, metalli pesanti, cellule morte, batteri saprofiti, muco, e altre sostanze inquinanti. Ma nei rifiuti prodotti da una porcilaia intensiva non c’è solo merda, ma anche le urine degli animali allevati, diluite nelle acque impiegate per le pulizie dei locali di allevamento. A questi si aggiungono residui di alimenti non consumati, peli, setole, paglie, sostanze impiegate per la disinfezione e detergenti. Inoltre in detti rifiuti ritroviamo le sostanze medicinali somministrate in dosi massicce agli animali, oltre a quelle disperse durante la somministrazione. Infine, vanno conteggiati, in questo minestrone di merda, i rifiuti c.d. “grossolani”, quali placente, feti di aborti, vomito, sangue e pus degli animali feriti, parti distaccate dal corpo a causa dell’aggressività di alcuni maiali verso i più deboli (orecchie, pezzi di naso, code, brandelli di epidermide, parti genitali, denti). Ora, è facile intuire che tutte queste “sostanze”, diluite nella poltiglia fecale avvelenata che già di per sé producono i maiali di allevamento intensivo, difficilmente possono essere “filtrate” e depurate da un terreno ove vengono rovesciate e lasciate fermentare per sempre, in una sorta di immondo “anti-brodo primordiale”.

Ma questi bei laghetti di merda sparsi qua e là nelle nostre comunità, cosa provocano? Innanzitutto, per chi vive vicino a dette cloache vi è un aumentare vertiginoso di malattie respiratorie, dell’apparato digerente e neurologico. Inoltre vi è l’ampio esercito, che invero può attaccare ciascuno di noi anche se non vive vicino ad una porcilaia, di poco simpatici agenti patogeni portatori di salmonellosi, enteriti, infezioni da toxoplasmosi, tenie e giardie, insieme a tutta l’allegra famiglia letale degli streptococchi. Tutti questi agenti patogeni vengono in parte trasportati dai gas volatili che si sprigionano dalle fogne a cielo aperto, e in parte trasfusi nelle falde acquifere sottostanti, che utilizziamo poi per irrigare i nostri ortaggi. Insomma, ce né abbastanza per sterminarci a dovere. In italia ogni anno vengono prodotte 20 milioni di tonnellate di merda dagli allevamenti intensivi, ogni mucca produce giornalmente una quantità di merda pari a 20 persone, un maiale a 5. Circa il 70-80% dell’azoto fornito ai bovini, suini e alle galline ovaiole mediante l’alimentazione e il 60% di quello dato ai polli “da carne”, viene eliminato nelle feci e nell’urina, finendo nei corsi d’acqua, perché gli animali possono assorbire solo una piccola parte della quantità di queste sostanze presenti nei loro mangimi. Calcolando il carico equivalente, ovvero trasformando il numero di animali in quello equivalente di popolazione umana che produrrebbe lo stesso livello di inquinamento da deiezioni, in totale, in Italia, gli animali equivalgono ad una popolazione aggiuntiva di 150 milioni di cittadini, cioè 3 volte l’intero totale della popolazione.

Inutile ricordare che i 7 milioni di vegetariani presenti in Italia, con la loro scelta consapevole di non consumare carne animale e derivati, non contribuiscono nemmeno ad 1 grammo della produzione di questo liquame mortale.

All’industria non interessa cosa mangiamo, né come viene distrutto l’ambiente per produrre le “prelibatezze” che vogliamo mangiare, né la sofferenza animale: all’industria interessa il profitto, ovviamente, e noi permettiamo a questo tipo di industria di far cassa devastando la nostra salute e facendo scempio dell’ambiente.

Insomma, siamo proprio nella merda.

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