Ancora pochi chilometri, intorno il cielo, la terra, le nuvole, e il freddo della pianura padana. Io guido ma non vedo altro che oltre la strada, dritta, infinita.
Ecco, sono arrivato, a destra, metto la freccia, cerco il posteggio sul selciato bagnato. Le ruote lavano via il fango con l’acqua.
Dopo 30 minuti ho già passato i controlli radiogeni, ho la mia borsa a tracolla, il bavaro tirato su, mi vedo riflesso sul vetro che si affaccia sulla pista, poche note ancora e mi imbarco.
La gente mi sfiora indifferente, nella confusione degli sguardi, e vivo ai margini di questa umanità che non mi riconosce, con scuse condizionali.
Ore intere senza dire una parola, col telefono in modalità aereo per giorni, per non essere disturbato, per non dovere trovare le risposte, ora che sono così lontano.
Alieno in viaggio, che vola su un mare di pietre nere, lucide, di pioggia e malinconia, andando a caso dopo avere abdicato da un pezzo.
Il viaggio cambia sempre una persona, ne smembra le fibre per farla ascendere e cadere;
la vecchia anima è divisa e lontana, si parte e si lascia tutto alle spalle, per mettere gli oceani tra te e le parole, le emozioni, le risposte… tra la vita e il sogno, in mezzo alla luce e al buio, nel vortice delle forze.
Le risposte? Se le avessi chieste le avrei avute.