L’atto che rende l’uomo persona, cioè sostanza spirituale unica e irripetibile, è la scelta; e non vi sarebbe scelta se non vi fosse libertà di scegliere: dunque, il fondamento ontologico della natura umana è la libertà.
Ma libertà di che cosa e libertà da cosa e per che cosa?
Libertà di essere, piuttosto che di non essere; e libertà dal nulla, piuttosto che per il nulla. Questa è la sua essenza, questo il suo destino.
Ma gli esistenzialisti, la cui ombra opprimente pesa su questa tarda modernità come una cappa di piombo, hanno travisato i termini del problema e, pur avendo visto giusto nelle premesse, ossia nel fatto della libertà come condizione stessa della persona, ne hanno poi tratto delle conseguenze assurde e distruttive, rispetto alle quali è necessario prendere le distanze.
Certo: la libertà dell’uomo è una libertà relativa.
Ma è proprio essa la cosa più preziosa che egli possieda, perché lo mette in grado di scegliere fra l’essere e il nulla.