Arriva un momento nella vita in cui fermi le cose intorno a te, togli velocità agli eventi, smorzi il fiato alle parole e tagli le gambe alle smanie. Vengono meno la pazienza verso gli altri, la comprensione forzata di eventi e comportamenti che sono senza senso. Non ti escono proprio più falsi sorrisi, ed è impossibile chiamare qualcuno al telefono solo per cortesia: si fa solo ciò che realmente si ha voglia di fare. Non importa se le persone intorno a te spariscono quando smetti di compiere le cortesie svogliate o di compiacerle all’infinito.
L’irriconoscenza spiana ogni pietra, donando nuovo asfalto liscio e dritto alla tua strada. Si smette d
i cercare chi non ti cerca e si comincia a mandare affanculo una serie di situazioni non più tollerabili.
Cala così un grande silenzio, come quello di un bosco, e puoi sentire quell’animale dentro di te che finalmente nella quiete si riappropria del suo territorio, in perfetta armonia con il suo spirito e con la natura che lo circonda, lontano dai clamori della città e dalla cattiveria che trova rifugio negli uomini. Il risultato è una grande sensazione di libertà, un senso di leggerezza infinito nei confronti del mondo reale e del futuro prossimo, e una rinnovata voglia di appropriarsi di luoghi e situazioni nuove, senza più i vincoli incrostati dall’ipocrisia e vecchi silenzi. Perché alla mia età ho accumulato troppo disincanto e non ho proprio più la pazienza…
Pertanto, dico “I DON’T GIVE A FUCK” (trd. “Me ne frego”) in modo particolare: mandare a quel paese consapevolmente una buona parte di ciò che ti circonda, infastidisce e opprime, è davvero il regalo più bello che possa farmi oggi. Perché nel futuro di ognuno di noi, ci attende esattamente ciò che il nostro inconscio ci sta preparando. Nel bene e nel male.
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